Esistono davvero tantissimi cani eroi, alcuni di loro sono passati alla storia, altri invece sono rimasti invisibili; ma una cosa è certa: questi angeli a 4 zampe, hanno amato i loro padroncini al punto da compiere dei gesti incredibili, dando anche la loro vita pur di salvarli. Scopriamo alcune storie di cani eroi, chi sono e quali sono state le loro eroiche avventure.
Guinefort di Borgogna, il cane santo del XIII secolo
Davvero pochissime persone sono a conoscenza del fatto, che la tomba di un levriero, fu oggetto di devozione e di pellegrinaggi per moltissimi secoli; nella zona tra Lione, Sandrans, Chattilon sur Chalaronne e Marlieux. La leggenda narra di un cane a guardia del castello del suo padrone che, tornando dalla caccia, non trovando il figlio di pochi mesi e vedendo la bocca del cane sporca di sangue, lo uccise.
Purtroppo, solo successivamente il padrone si accorse che il suo levriero in realtà aveva salvato il figlioletto da una vipera; il sangue era infatti del rettile e non del bambino. Preso dal pentimento e dal dolore, il padrone seppellì il cane in una tomba di pietra; quest’ultima divenne meta di pellegrinaggi; venne infatti attribuito al cane la facoltà di fare miracoli a tutela dei bambini.
La fama di Giunefort, grazie al passaparola, durò per secoli e presto la sua figura venne traslata da canina a umana, anche perché la Chiesa non ammetteva l’adorazione di un cane come santo. Tuttavia, questo piccolo eroe a 4 zampe mantenne la qualifica di santo fino agli anni trenta, resistendo a tutte le condanne da parte della Chiesa. La festa di San Guinefort cadeva d’estate e fu abolita definitivamente dalla Chiesa cattolica negli anni Trenta del XX secolo.
Uno dei cani eroi più famosi, il cane Balto
Uno dei cani eroi più famosi si chiama Balto, un siberian husky bianco e nero vincitore con il suo compagno Togo (1919-1935) delle grandi corse su slitta. Balto è passato alla storia per essere riuscito a portare in tempo la medicina (eritromicina o penicillina), necessaria per curare la difterite scoppiata nella città di Nome in Alaska il 19 gennaio 1925. Nome necessitava di un milione di dosi e fu messa in quarantena. Il problema più grande era quello di far arrivare la medicina a destinazione, in quanto il paese non era raggiungibile e distava dalla ferrovia più di mille km.
Venne così organizzata una “corsa del siero“. Vennero utilizzate delle slitte con i cani che in genere venivano adoperate per consegnare la posta. Nella corsa furono impiegate 20 mute e si svolse in staffetta. Le prime 18 mute percorsero in media 60 km, quella guidata da Togo 140 km, e l’ultima, quella del cane Balto percorse 80 km. I cani impiegarono 5 giorni per giungere a destinazione, viaggiando a una temperatura di 40 gradi sotto zero; un vero record considerando che i corrieri postali impiegavano in media 25 giorni per percorrere mille km.
La vicenda fu raccontata lo stesso anno in un cortometraggio intitolato Balto’s race to Nome, 1925. Il cane Balto fu onorato con una statua scolpita da Frederick Roth a Central Park e nel 1995 Steven Spielberg produsse un film d’animazione ispirato alla vicenda. Quando Balto morì fu imbalsamato ed esposto al Cleveland Museum of Natural History.
Belka, Strelka e Laika, i cani nello spazio
Esistono addirittura dei 4 zampe astronauti, stiamo parlando di Laika (1954-3 novembre 1957) la cagnolina sovietica spedita nello spazio con lo Sputnik; viaggio dal quale purtroppo non fece mai ritorno. Laika era stata scelta tra un gruppo di randagi di Mosca, accalappiati e preparati per i voli spaziali. Laika, una simil Husky, venne scelta perché pesava appena sei chili ed era perfetta per la dimensione della capsula. Gli scienziati di quell’epoca erano convinti che solo i cani avessero le doti necessarie per queste missioni; ovvero l’intelligenza e la capacità di sopravvivere per lungo tempo in spazi ristretti.
La fine di Laika non è certa, esistono diverse versioni. Alcuni sostengono che Laika morì poche ore dopo l’entrata in orbita, altri invece che sopravvisse 10 giorni, e altri ancora sostengono che fu uccisa con il gas a fine missione per non farla morire di fame e di stenti. Tuttavia rimane davvero difficile sostenere quest’ultima tesi, visto che negli anni 50 il rispetto per gli animali non era di certo comparabile ai nostri giorni. Non a caso molti anni dopo, Oleg Gazenko, uno dei più importanti ingegneri russi dell’era sovietica, confessò il suo pentimento per non aver appreso abbastanza da quel viaggio per giustificare la morte di Laika.
In seguito, altri cani eroi furono spediti nello spazio e fortunatamente ritornati a terra. Le cagnoline Belka e Strelka parteciparono infatti a una missione spaziale sovietica a bordo del Koralbi-Sputnik 2 il 19 agosto del 1960. In omaggio alla loro avventura il satellite bielorusso fu chiamato Belka e fu girato anche un film d’animazione sulla loro storia nel 2010, noto con il nome di Space Dogs.