Purtroppo i nostri amici felini non sempre hanno avuto molto fortuna nel corso della storia; da esseri divini e venerati sono passati ad esser considerati discepoli del demonio, e come tali trattati. Scopriamo insieme quali poteri soprannaturali venivano attribuiti ai gatti e come veniva considerato il gatto per gli antichi egizi e la Chiesa cattolica.
Il gatto per gli antichi egizi
Gli egizi, circa 4000 anni fa, furono la prima civiltà ad addomesticare il gatto, quest’ultimo è stato addirittura menzionato nel primo libro dei morti. Le divinità egizie che ricordano i felini sono molteplici, pensate ad esempio a Bastet e sua sorella Sekhmet raffigurate metà donna e metà gatto. Alle due divinità, gli Egizi avevano attribuito il potere della fertilità e della chiaroveggenza (Bastet) e della giustizia e della potenza della guerra (Sekhmet). Le due divinità egizie nascondevano anche un lato oscuro derivante da una leggenda legata alla sacerdotessa Bast: dopo aver sedotto un principe; Bastet pretese il divorzio del suo amato dall’attuale moglie e il sacrificio dei figli avuti con essa.
Da qui la credenza egizia che la bellezza dei gatti fosse fatale; per questo motivo le donne egizie si truccavano gli occhi in modo da assomigliare al gatto. I gatti in Egitto erano animali sacri e se qualcuno anche per sbaglio ne uccideva uno; veniva punito con la morte. Non solo, in caso di incendio, il gatto doveva essere salvato per primo. I gatti erano talmente sacri e ritenuti quindi in grado di vivere nell’aldilà che venivano mummificati con tanto di funerale.
Nell’antica città di Beni Assan sono stati rinvenuti 300 mila mummie di gatto. Famoso è anche il tempio sotterraneo dei Gatti in Birmania (ora non esiste più) dove vivevano cento gatti bianchi. In Birmania si crede che quando muore un sant’uomo quest’ultimo si incarni in un gatto e solo dopo la morte dell’animale potrà ascendere al cielo.
Il gatto per la chiesa cattolica
Se in Egitto il gatto veniva considerato sacro, certo non si può dire lo stesso per la Chiesa Cattolica. Con essa, durante il Medioevo, si fa un notevole passo indietro anche in termini di crudeltà nei confronti degli animali. Infatti, i gatti per la Chiesa Cattolica erano esseri infernali e quindi meritavano di essere buttati giù dalle torri o torturati, forse a causa dell’importanza che le religioni pagane avevano dato all’animale. Durante il medioevo la Chiesa perseguitò ferocemente i gatti perché considerati messaggeri di Satana.
Oltretutto il gatto era associato alla donna, un altro essere mal considerato durante il medioevo; che non solo non era provvista di anima, ma spesso era considerata una strega. Il legame donna-gatto nasceva dalla quotidianità, in quanto le donne stavano in cucina per preparare da mangiare accompagnate dai gatti adibiti alla caccia ai topi. E’ proprio da qui che nasce la stregoneria e la classica associazione del gatto nero di fianco ad una strega.
Non si può certo dire che perseguitare i gatti abbia portato bene agli uomini! A quanto pare avevano ragione gli egizi che far del male ad un gatto era indice di sfortuna perenne. La persecuzione dei gatti da parte della Chiesa ha infatti contribuito a decimare l’umanità con la peste: uccisi i gatti, i topi; ossia i vettori che portavano la peste, hanno potuto proliferare e diffondere così la malattia.