La toxoplasmosi è una malattia del gatto trasmissibile all’uomo; anche se spaventa molto, se la si conosce, è possibile evitarla. Scopriamo le informazioni più importanti riguardo la toxoplasmosi nel gatto, quali sono i sintomi che l’accompagnano, come curarla e quali problemi può portare la toxoplasmosi del gatto durante la gravidanza.
Che cos’è la toxoplasmosi
La toxoplasmosi è una malattia del gatto parassitaria che ha come ospite definitivo il gatto e tutti i felidi; tutti gli altri animali a sangue caldo invece, compreso l’uomo e il cane sono ospiti intermedi. E’ provocata da un parassita endocellulare chiamato toxoplasma gondii. Esistono tre tipi di toxoplasmosi: Tachizoiti, Bradizoiti e oocisti tissutali. Solo in quest’ultima forma il toxoplasma si trova nelle feci del gatto.
A differenza di quanto affermano in molti, compresi alcuni medici, la toxoplasmosi non ha come unico responsabile il gatto. Quest’ultimo è infatti posizionato all’ultimo posto nelle modalità di trasmissione della toxoplasmosi. E’ molto più facile contrarre la malattia dalla carne poco cotta.
Il Toxoplasma gondii ha due cicli biologici: uno avviene nell’ospite definitivo (il gatto), e uno nell’ospite intermedio. Il ciclo del toxoplasma che avviene nel micio viene chiamato ciclo biologico enteroepiteliale. Questo ciclo inizia quando il toxoplasma gondii ha un colpo di fortuna e trova subito un gatto, ossia il suo ospite definitivo. Si potrebbe dire che trova un volo diretto per la sua meta senza fare scalo negli ospiti intermedi.
Vediamo come avviene: Il gatto ingerisce i bradizoiti che vengono rilasciati dalle cisti tissutali; i bradizoiti entrano nelle cellule intestinali e iniziano a riprodursi formando le oocisti che vengono rilasciate nell’ambiente. Ques’ultime per diventare infestanti devono trovare un ambiente caldo/umido (ad esempio una lettiera del gatto non pulita per 24-36 ore). Il ciclo dura dai 3 ai 10 giorni dall’ingestione delle cisti tissutali, ma solo il 20% dei gatti sviluppa la malattia a seguito dell’ingestione dei bradizoiti.
Come si contrae la toxoplasmosi, sintomi e cause
L’infettività della toxoplasmosi nei gatti dura circa 20 giorni. Una voltra contratta i nostri mici non sono quindi dei portatori per tutta la vita. Il nostro gatto può contrarre la toxoplasmosi attraverso l’ingestione di carne cruda o di terriccio contaminato dalle feci di un’altro gatto infetto. Se quindi il vostro micio mangia scatolette e crocchette; non mangia carne cruda e vive sempre in casa, sarà molto difficile che contragga la toxoplasmosi.
Nelle forme più leggere, i sintomi della toxoplasmosi nel gatto sono talmente lievi che non ci si accorge neanche della presenza di questa malattia. Solitamente questi sintomi si manifestano con diarrea, vomito, dimagrimento, pigrizia, febbre e dolori muscolari; molto simili a una banalissima influenza. Nei casi più gravi invece, i sintomi della toxoplasmosi nei gatti sono riconducibili a tosse, rinite, polmonite, congiuntivite, ittero, zoppia, artrite, ascite, aritmia, tremori, convulsioni e forti alterazioni del comportamento.
Nei casi molto gravi si possono inoltre manifestare gravi malattie agli occhi, come glaucoma, oveite, cecità, neurite ottica, distacco della retina e lussazione del cristallino. Infine nei casi gravissimi può sopraggiungere l’improvvisa morte del gatto, soprattutto nei gattini molto debilitati. Si tratta di sintomi che possono manifestarsi all’improvviso o gradualmente. Se la toxoplasmosi nel gatto colpisce il sistema nervoso o l’apparato respiratorio la morte sopraggiunge più velocemente.
Gatto con toxoplasmosi, diagnosi e Toxo test
La diagnosi della toxoplasmosi nel gatto viene eseguita attraverso specifici esami di laboratorio. Come nel caso umano, occorre procedere con il test sierologico per ricercare gli anticorpi; anche perchè dall’analisi delle feci è quasi impossibile vedere gli oocsti. Il test della toxoplasmosi nel gatto può fornire tre risultati, tutti basati sugli IgM o IgG. I primi indicano che la malattia è in corso; ossia gli anticorpi si sono appena formati, mentre gli IgG indicano che gli anticorpi si sono formati in passato (sono vecchi di almeno 20 giorni o forse più).
Pertanto i risultati possono indicare: un’assenza di IgM e IgG, quindi il gatto non ha mai contratto la malattia; la presenza di IgM, ovvero il gatto ha la toxoplasmosi; la presenza di IgG, ossia il gatto ha avuto la toxoplasmosi in passato e gli anticorpi sviluppati lo hanno reso immune.
Toxoplasmosi nel gatto, cura e terapia
A seconda della gravità della malattia e dello stato di salute del gatto, nonché dell’età, il veterinario sceglierà l’antibiotico più idoneo e il relativo dosaggio. Generalmente si usa la clindamicina che agisce approssimativamente 14-48 ore dopo la somministrazione; ovvero i segni clinici migliorano anche se poi il gatto impiega qualche settimana prima di uscire del tutto dalla malattia.
Durante questo periodo è importante monitorare il gatto per scongiurare strascichi della malattia; in quanto se ha danneggiato il sistema nervoso potrebbe lasciare un deficit neurologico anche a guarigione avvenuta.
Toxoplasmosi nell’uomo e rischi durante la gravidanza
L’uomo per il toxoplasma è un ospite intermedio. L’obiettivo finale del toxoplasma sono i felidi. La toxoplasmosi nell’uomo non manifesta particolari sintomi, se non quelli molto simili ad un’influenza con un po’ di febbre e dolori muscolari. Rari sono i casi in cui la toxoplasmosi provoca convulsioni e perdita di coordinamento; occorre avere un sistema immunitario molto debole o essere molto debilitati. Altrimenti in poche settimane, massimo un mese, i sintomi della toxoplasmosi nell’uomo scompaiono del tutto.
Diverso è il discorso della donna in gravidanza, in quanto è noto che il toxoplasma può recare danni al feto; generalmente tutti i ginecologi prescrivono le analisi di rito per verificare la presenza del parassita. Quello che è molto importante ricordare, è che la malattia non viene necessariamente contratta dal proprio gatto o da quello del vicino. Una donna incinta può contrarre la toxoplasmosi attraverso l’ingestione di carne cruda o poco cotta, salumi, verdura cruda contaminata, latte non pastorizzato di capra, particelle di terriccio o sabbia infetta.
Cosa fare se il gatto ha la toxoplasmosi
La prima cosa che vogliamo consigliare è di non lasciare mai le feci del gatto nella lettiera per più di 24 ore. Se è estate, il caldo umido aiuterà il toxoplasma ad attivarsi; se è inverno, evitate di lasciare la lettiera vicino al termosifone. Non raccogliete le feci del gatto a mani nude e soprattutto evitate di mettervi le dita in bocca. State tranquilli e non fatevi prendere dal panico; guardare negli occhi o accarezzare un gatto con la toxoplasmosi non produce alcun rischio. Anche nel caso le oocisti finiscano sul pelo del gatto, hanno bisogno delle condizioni giuste per diventare infette; ossia si devono trovare in un ambiente caldo/umido e il pelo del gatto non lo è.
In caso di dubbi chiedete in merito al vostro veterinario di fiducia; spesso i medici che suggeriscono di allontanare il vostro gatto, lo fanno perché non hanno familiarità con questa zoonosi e soprattutto non hanno una grande esperienza con le modalità di trasmissione delle malattie tra animali e uomo; sebbene nei libri di medicina gli argomenti non manchino.