Animalisti in rivolta, canili comunali di Roma in mani sbagliate

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Tutto è cominciato con l’arrivo di Ignazio Marino, medico – ricercatore e vivisettore alla carica di Sindaco di Roma. Come si è insediato è iniziato l’incubo per i cani abbandonati di Roma e di chi se ne prende cura. Il sindaco ha smantellato in poco tempo il lavoro paziente di dipendenti e volontari delle strutture comunali della capitale.

L’incubo inizia il 22 maggio 2014, quando la giunta capeggiata da Ignazio Marino approva all’unanimità una delibera che stabilisce la chiusura delle strutture comunali: Rifugio Vitinia ex Poverello, Valle dei Cuccioli, Oasi felina Villa Flora e ridimensionamento di Muratella dagli attuali 640 cani a 250. Sono strutture comunali e pertanto sarebbe spettato all’amministrazione comunale metterle a norma.

Durante la campagna elettorale aveva proclamato che si sarebbe fatto garante della riapertura dell’ufficio diritti degli animali. Ma invece di prendere persone esperte sul campo nella gestione di canili e gattili, sono stati affidati burocrati di indubbie capacità gestionali nel campo.

Ma il vero obiettivo era quello di smantellare il sistema di accoglienza pubblica per appaltarlo totalmente ai privati, con canili sparsi in tutta la regione Lazio, quasi a far dimenticare ai romani che esistano cani abbandonati, e dando da intendere che così operando il Comune avrebbe risparmiato.

In realtà i canili privati costano molto di più ai cittadini che quelli pubblici in quanto percepiscono una diaria giornaliera di 6 euro a cane ed è facile immaginare che non hanno alcun interesse a far uscire gli animali, oltre al fatto che per aiutare le adozioni occorrono competenze, forze, tempo, impegno.

Il trasferimento degli animali dei canili comunali a strutture private costa all’anno ai romani circa 150 mila euro di diarie giornaliere per la sola alimentazione e pulizia delle gabbie.

Con meno della metà dell’importo sarebbe stato possibile mettere a norma il canile Vitinia ex Poverello.

Considerando che dai canili privati non escono animali o ne escono pochi i costi comunali aumenteranno e quindi che cosa ha pensato la giunta Marino? Di appaltare i canili che ha lasciato aperti ad imprese che gestiscono stabulari per animali da laboratorio.

Così oggi le associazioni animaliste di Roma stanno chiamando a raccolta tutti gli amanti dei pelosi per impedire che i cani del canile comunale finiscano nelle mani di un imprenditore che gestisce molti canili per randagi e stabulari per animali da laboratorio.

Si legge nel comunicato della LAV, ENPA e Animalisti italiani

“Non possiamo credere che il Comune di Roma voglia aggiudicare la gestione dei suoi canili comunali a un imprenditore privato del randagismo che gestisce non solo mega canili da 1.200 posti ma anche gli stabulari per animali da laboratorio dell’Università di Bari”.

A scatenare la protesta è stata la notizia che nella gara ponte per la gestione dei canili sia arrivato primo in tutti i lotti, affermano le associazioni, un imprenditore pugliese che oltre a gestire nei suoi canili privati i randagi ha vinto come unico partecipante la manifestazione di interesse del Dipartimento di Scienze Mediche di Base, Neuroscienze e Organi di Senso dell’Università di Bari per il servizio di stabulazione, mantenimento e cura di animali da laboratorio‘ per un importo di 15.850,45 euro a semestre.

Alla luce di questa inquietante scoperta -dicono le associazioni – chiediamo alla giunta Marino di annullare immediatamente il bando ponte per la gestione dei canili comunali di Roma, mettere a norma le strutture pubbliche di accoglienza e andare direttamente alla gara europea. Altrimenti dobbiamo pensare che il passato da sperimentatore del sindaco Marino ha preso il sopravvento”.

Affermano Carla Rocchi, presidente ENPA, Gianluca Felicetti, di LAV, e Walter Caporale, di Animalisti Italiani

“Si tratta del gestore di un mega canile privato da 1.200 posti che a Bari funge da ‘ospedale veterinario’ e canile rifugio per la città di Bari e molti altri comuni pugliesi come Rutigliano, Cassano, Ostuni, Acquaviva ed è anche società multiservizi che si occupa di smaltimento di tutti i tipi di rifiuti anche speciali, servizi di derattizzazione e disinfestazione, manutenzione del verde, pulizie”.

In altri termini “Un soggetto che, pur di entrare nei canili comunali, accetta le cifre esigue offerte dal Comune e ci applica sopra pure il proprio mark up visto che ci deve guadagnare”.

Il ragionamento che fanno le associazioni è molto semplice. Un imprenditore che gestisce stabulari per animali da laboratori è disposto a offrire un prezzo basso per la gestione del canile in quanto ad esso non interessa il benessere dei quattro zampe.

L’ospedale veterinario di Roma e i canili comunali nelle mani di un imprenditore che spazia dalle pulizie agli stabulari animali e alla gestione dei randagi, è come mettere un vampiro ai vertici dell’Avis. Sul serio i cittadini di Roma vogliono questo nel futuro dei loro animali?”, concludono Enpa, Lav e Animalisti Italiani.

Questo nuovo appalto porterà al licenziamento degli operatori e dei dipendenti del canile, in quanto all’impresa che gestisce lo stabulario per animali da laboratorio non interessano professionisti esperti nella gestione di cani sofferenti e abbandonati.

Sono quindi scesi sul piede di guerra, definendo il bando come una vera e propria macelleria sociale, considerando che non è garantita la continuità occupazionale per chi è attualmente impiegato nelle strutture.

L’assessore Estella Marino non ha mantenuto gli impegni presi con i lavoratori e i volontari né sul benessere degli animali né sulla garanzia dei posti di lavoro di chi attualmente è impiegato nei canili – racconta un dipendente del canile.

Inoltre Marino non è disposto a trattare, così, è stato organizzato un evento che si svolgerà domenica 27 settembre 2015 a partire dalle ore 18.00 a Muratella – Via della Magliana 856 – Roma al fine di chiamare a raccolta i romani a difesa degli animali abbandonati.