
Ecco una nuova storia che pone gli animali al di sopra degli umani semplicemente per il fatto che i primi si comportano come i secondi, mentre questi ultimi si comportano come “animali”, termine che nel linguaggio umano ha avuto per secoli un significato dispregiativo e che per molti lo è ancora. C’era una volta, a Zimella, Rex, un cane meticcio di 2 anni adottato da Katia quando aveva sei mesi. Lo avevano naturalmente abbandonato.
Una sera, era già buio, Katia stava facendo le faccende domestiche quando l’agitazione di Rex richiama la sua attenzione. Il cane ringhia, morde la recinzione che divide il giardino da quello dei vicini. Rex fa di tutto per attirare l’attenzione della padrona, che inizialmente, non capendo, lo sgrida pure. Ma Rex non si arrende e continua imperterrito, spingendo Katia ad andare in giardino e aprirgli il cancello. Katia pensa in un primo momento ai ladri ma Rex si dirige velocissimo verso un secchio di plastica chiuso, lasciato sul vialetto dei vicini. Si alza sulle due zampe e fa di tutto per aprirlo senza riuscirci.
Katia non perde tempo e apre lei il secchio: questo era pieno d’acqua e sul fondo un c’era gattino che sembrava non respirare più. Katia che tra l’altro è il presidente dell’Associazione animalista Dogbuster, non si dà per vinta e conoscendo le tecniche relative alla rianimazione degli animali domestici, riesce a fargli sputare l’acqua dopo avere praticato al micetto il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca.
Scopre presto che è una femminuccia alla quale dà il nome di Life (vita). Il veterinario confermerà a Katia che Life è fuori pericolo, anche se ha contratto la polmonite. Inizia quindi la cura, ma Life combatte, aiutata da un valido infermiere: il suo cane salvatore Rex che la lecca, ci si strofina addosso e fa di tutto per infondergli la forza necessaria per sconfiggere la malattia. Sarà difficile per Katia separarli. Ormai sono amici del cuore.
Inutile dire che gli autori del “nobile” gesto camminano eretti hanno due gambe parlano, ma non sono pappagalli. Si dice gli animali sono animali, non capiscono, non comprendono si comportano da “bestie”, sono inferiori, a differenza della razza umana che vanta il primato della superiorità del creato e che si è posta non all’interno di un ecosistema, ma in quello, tutto umano del ego-sistema.
Questa storia è una delle tante che invertono la credenza dei poco informati, attenti sul mondo animale (a cui tra l’altro appartengono) dell’ecosistema e della natura. Questa storia la vogliamo dedicare a tutti quelli che quando passa un cane per la strada si stizziscono o fanno il ballo di San Vito perché ne hanno paura e che, tra l’altro, quando affermano: io ho paura dei cani, pronunciano la frase come se stessero dicendo: io ho vinto il premio nobel.
Queste persone non si rendono conto che non ci fanno una bella figura, in quanto, o sono incapaci di superare i propri stereotipi e credenze inculcate magari dalla famiglia, o soffrono di una patologia psichiatrica, detta fobia. Non per questo non siamo solidali con loro, in quanto in entrambi i casi, vivono proprio male e di questo ce ne rammarichiamo, ma resta comunque un problema tutto loro. La ragione è che la paura ancestrale o fobia potrebbero, nella maggior parte dei casi, essere sconfitte in quanto è prerogativa dell’essere umano superare le proprie paure e i propri limiti.
Questo è l’aspetto primario che differenza la razza umana dal mondo animale e non farlo, non tentare di sconfiggere le proprie paure rende l’essere umano al pari del gatto che ha paura dell’acqua fredda perché si scottò con quella calda, anche se siamo convinti che il gatto può riuscire a cogliere la differenza e a superare la sua paura.