Sembrava che potesse diventare solo un brutto ricordo, una delle pagine più nere nella storia della violenza contro gli animali. E invece no, a non più di due mesi dall’annuncio che non si sarebbe ripetuto, riparte il Festival di Yulin.
Due mesi fa avevano detto che non si sarebbe ripetuto
Due mesi fa, il governo cinese aveva diffuso una delle notizie più ambite da tutti gli animalisti e non solo. Quella che è una tradizione radicata e viscerale di quella terra, il consumo alimentare di carne di cane, sarebbe stata abolita, per sempre. Si sarebbe chiusa, appunto, la pagina più nera riguardante la violenza sui cani, una vicenda su cui, da anni, si scatenano battaglie immonde quanto inutili. Almeno fino a due mesi fa.
Quando la notizia è uscita c’è stato solo un attimo di titubanza, prima della gioia, del senso di liberazione da questa orrenda abitudine cinese. Un’esultanza globale, che però non è durata che un attimo. E’ di poche ore fa, infatti, la notizia che tutto è pronto per il Festival di Yulin.
Diciamo basta a questa carneficina
Costretti in gabbie piccolissime, tutti ammucchiati e portati al pubblico macello. A volte non gli viene tolto neanche il collare, lo faranno più tardi, nel peggiore dei modi. Una nuova edizione del Festival di Yulin potrebbe significare la morte di centinaia di cani innocenti, per l’ennesima volta. E’ durissima la reazione dell’opinione pubblica, dalla battaglia oramai storica della Brambilla, che continua a gridare a gran voce l’ingiustizia, alle dichiarazione dei volti noti della tv. Come Rita Dalla Chiesa, che subito dopo la notizia del prossimo Festival ha auspicato un’estinzione di massa per i cinesi. Certo, una dichiarazione un po’ pesantuccia perfino per il popolo del web, che l’ha accusata di volere un genocidio.
Shenzhen e Zhuhai, le due città che avevano aderito di buon grado alla nuova normativa che proibiva il consumo di carne di cane, sono già solo un lontano ricordo ormai; le società animaliste come Humane Society International, operativa sul campo dal 1954, ha già lanciato una petizione contro questo abominio. La speranza è che per il 21 giugno, giorno in cui dovrebbe avere inizio l’ennesimo Festival di Yulin, qualcosa si smuova definitivamente e si possa mettere un punto e per sempre a questa terribile tradizione, che sacrifica animali innocenti e nel peggiore dei modi.
Senza un minimo di rispetto, senza neanche il più vago rimorso per uno sterminio autorizzato forse dal governo, ma non dal popolo mondiale. Noi vogliamo partecipare attivamente, e aggiungere le nostre voci a quelle che si ribellano urlando a squarciagola tutto l’orrore che questo gesto suscita nelle nostre coscienze.