Il maltempo di queste ultime settimane ha provocato danni in varie parti d’Italia, e questa volta a perdere la vita sono stati due cani da caccia travolti dall’esondazione del fiume Ombrone. Vediamo cos’è successo a Grosseto.
Un’ordinanza non rispettata
Le piogge che dovrebbero essere stagionali, da un po’ di tempo a questa parte si trasformano sempre più spesso in bombe d’acqua. Mietono vittime e disastri ambientali, si lasciano dietro fango e desolazione. Nessuno è al sicuro in queste situazioni, e meno che mai i poveri animali impossibilitati a scappare e mettersi in salvo. In questo caso si tratta di due cani da caccia morti a Grosseto, perché nessuno li ha messi al sicuro, anche se avrebbe potuto. Già qualche giorno fa il sindaco aveva emesso un’ordinanza in cui si invitavano le persone a liberare case, stalle e tutto ciò che si trova nei pressi del fiume Ombrone.
Fra le strutture presenti spicca un canile privato, utilizzato come stallo per i cani da caccia quando non sono in attività. L’ordinanza non è stata rispettata a pieno regime in diversi punti della riva del fiume, ed è accaduto proprio quello che il sindaco voleva evitare. In una cascina poco distante, rifugio per cacciatori, due cani intrappolati in un recinto hanno perso la vita a causa dell’inondazione del fiume, e un terzo è salvo per miracolo.
Cani trattati come oggetti
A parlare della questione è Silvia Preziosi, presidente della sezione di Grosseto della Lega Nazionale per la Difesa del Cane. Nonostante l’ordinanza, dichiara la donna, i cacciatori hanno volutamente ignorato le istruzioni, lasciando a morire dei poveri cani. Nel canile, dove non ci sono state vittime, si è trattato solo di fortuna; anche loro, infatti, non hanno voluto portare via i cani, nonostante i volontari della Lega si fossero offerti di tenerli in stallo fino al cessato allarme. La possibilità di metterli al sicuro c’era eccome, eppure non è stata presa nessuna precauzione. Ancora più forte tuona la voce di Piera Rosati, presidente della LNDC Animal Protection. L’intenzione al momento è quella di intraprendere una dura azione legale contro chiunque non abbia rispettato l’ordinanza, a prescindere dalle conseguenze.
I cacciatori, secondo la Rosati, continuano a vedere i cani come mezzi per ottenere un risultato, alla stregua di un fucile. Non vedono l’essere vivente, e non si preoccupano per la loro incolumità. Bisogna mandare un segnale molto forte, perché questa volta i mezzi per mettere in salvo gli animali, oltre alle persone, c’erano tutti. I volontari hanno, come promesso, portato al sicuro tutti i cani i cui padroni hanno richiesto aiuto. Purtroppo, sottolinea il presidente, non si può scappare dalle catastrofi ambientali, ed è per questo che la Lega, insieme alla Protezione Civile, lavorano incessantemente per aiutare gli animali vittime di questi disastri. Ed è sempre per questo che va punito chi, pur avendo avuto tutti i mezzi a disposizione, si è rifiutato di mettere in salvo il proprio animale.