
La cattiveria umana non ha confini. Siamo a Carate in Lombardia dove vive un vero e proprio serial killer dei cani che sta compiendo stragi con polpette avvelenate piene di anabolizzanti. Non si tratta né di dispetti, né di una reazione estrema tutta umana di fronte ad un cane che disturba o per cercare di commettere furti, ma ad un vero e proprio serial killer che uccide per puro piacere.
La denuncia di questi omicidi è partita da un gruppo di proprietari di cani, esasperati di fronte all’indifferenza e all’immobilismo delle istituzioni e delle forze dell’ordine come se i sentimenti verso gli amici a 4 zampe dei loro padroni siano meno che niente. Eppure chi ha il cane sa cosa significa perderlo, ma purtroppo la cultura di questo paese è molto indietro nel comprendere, se non con il cuore, almeno con la ragione che sofferenza possa essere perdere il proprio peloso, per di più ucciso avvelenato.
Solo recentemente l’insistenza di questi proprietari di cani morti a causa del serial killer e il coinvolgimento delle associazioni animaliste sta muovendo le istituzioni. Il sindaco Daniele Moggi ha risposto all’appello di questi padroni disperati. Il primo cittadino ha affermato che sono noti da tempo questi episodi e avrebbe allertato la polizia affinché avvii indagini approfondite per risalire all’autore o autori di questi omicidi, mettendo a disposizione i video delle telecamere del Comune per vedere se esistono elementi per individuare i responsabili. (Fonte della Notizia – La provincia di Como). Eppure i seviziatori di animali dovrebbero essere oggetto di maggiori intenzioni da parte delle istituzioni, in quanto è noto che i serial killer degli umani iniziano sempre dagli animali.
Nel campione di serial killer, esaminato da Ressler R., Burgess A., Douglas J., (in Sexual Homicide: Patterns and Motives, Simon & Schuster, London 1988. pp. 35 ss.) il 36% ha evidenziato segni di crudeltà verso gli animali durante l’infanzia, raggiungendo il 46% durante l’adolescenza.
Per esempio, la polizia che indagò su Jeffrey Dahmer, il “mostro” di Milwaukee reo dell’omicidio di 17 persone, scoprì che da bambino si divertiva a impalare cani e conficcare chiodi nei corpi dei gatti. Edmun Kemper, condannato nel 1973 per 8 omicidi, a 13 anni seviziava e uccideva i cani del vicinato. Albert Desalvo, lo Strangolatore di Boston che uccise 13 donne, da giovane catturava gatti e cani richiudendoli in gabbie e si divertiva lanciandogli contro delle frecce attraverso le sbarre.
Pur esistendo molti casi di avvelenamento con polpette seminate in aiuole e giardini, il killer di Carate è diverso: i cani avvelenati sono numerosi (oltre una decina), l’arma del delitto sono le classiche polpette, ma questa volta piene di anabolizzanti. Dai pochi elementi disponibili si potrebbe ipotizzare che è un individuo probabilmente alienato e asociale privo di una famiglia in grado di trasmettergli dei valori come il rispetto alla vita, e che ha anche facile accesso a dette sostanze. Potrebbe essere qualcuno fissato con il culto del corpo e dei muscoli, di conseguenza potrebbe essere un maschio al di sotto dei 30 anni.
Il suo obiettivo, potrebbe essere non solo quello di infierire sul cane, ma provare piacere al pensiero del dolore dei proprietari nel ritrovamento del loro amico a 4 zampe morto. Chissà se (come spesso fanno i serial killer) si apposta per assistere alla scena del ritrovamento da parte del padrone.
C’è stato un altro caso, quello relativo ai gatti, avvenuto a Bergamo. Un quarantenne cercava gatti su internet ceduti gratis, li adottata e poi li seviziava e li uccideva. Infine mandava le foto ai primi proprietari. (fonte: Adnkronos). Anche qui il piacere proveniva non solo dall’uccisione del gatto, ma nelle reazioni dei primi padroni dell’animale che si vedevano recapitate le foto delle sevizie.
State attenti ai vostri amici cani e gatti e cercate di insegnargli di non mangiare niente di quello che può trovare in giardino. È un’impresa difficile, ma non impossibile: un buon addestratore coadiuvato da un bravo comportamentalista potrebbe ottenere ottimi risultati.
Il vecchissimo sistema dei nonni affinché i cani non mangiassero eventuali polpette lanciate nel giardino era a base di peperoncino. Si riempiva una polpetta con quest’ultimo e si nascondeva (non tutti i giorni al massimo una volta a settimana) in modo da dare il tempo al cane di fare gli opportuni collegamenti.
Nel caso vi venisse in mente di provare questo vecchio metodo, sappiate che in alcuni casi ha dato i suoi frutti, in altri nessuno. Inoltre, il peperoncino è tra gli alimenti velenosi per i nostri amici pelosi quindi non ci sentiamo di consigliarlo. Sta quindi sempre a voi, alla voglia di cibo del vostro cane e, in base alle conoscenze che avete di lui, della razza ecc. trovare la strada giusta per fare la differenza.