Una di quelle notizie che in un certo senso fanno piacere. Hai maltrattato dei cani? La pagherai molto cara..trentamila euro e non se ne parla più. E’ la dura lezione inflitta ad un ragazzo di Modena.
Non è la prima volta
Ha solo 25 anni ma è già la seconda volta che viene condannato per maltrattamento verso gli animali, e questa volta non la può scampare. Non molto tempo fa il ragazzo, residente a Sassuolo, era stato sorpreso a maltrattare i suoi cani, dei Pitbull per la precisione. Era stato processato e la sua punizione anche allora fu una bella multa salata. Tuttavia la sua pena era stata sospesa, lasciata diciamo in un limbo per un periodo di tempo prestabilito; in questo periodo di tempo il ragazzo, tenuto sotto controllo, avrebbe dovuto dimostrare la sua redenzione. E invece no.
Non ha imparato la lezione ed ora la pena sospesa è diventata effettiva, e si aggiunge ai trentamila euro di sanzione che andranno versati all’erario, decretati da Carolina Clò, giudice di primo grado. Inoltre il ragazzo è stato condannato a pagare una pena provvisoria all’ANPANA, Associazione Nazionale Protezione Animali Natura Ambiente, di 1.500 euro. L’Anpana ora si costituirà parte civile e in sede civile chiederà un ulteriore risarcimento.
Condannato in primo grado
Durante il periodo in cui veniva tenuto sotto controllo, il ragazzo ha ricevuto la visita della Polizia Municipale, durante una normale ronda. Nella sua abitazione pare siano stati ritrovati quattro Pitbull, in condizioni a dir poco precarie. Evidentemente vittime di maltrattamento, gli animali sono stati portati via immediatamente e sottoposti a visite medico veterinarie. Almeno uno di loro, stando a quanto emerso in aula, avrebbe subito l’amputazione delle orecchie.
E’ apparso evidente al giudice che il ragazzo non ha imparato la lezione, e questa volta la multa è stata più pesante e improrogabile, il giovane di Sassuolo dovrà pagare. La sentenza definitiva è arrivata ieri, e la posizione del giovane è aggravata dal dubbio che i Pitbull venissero utilizzati per dei combattimenti illegali; non è stato possibile provare tali sospetti durante le indagini, ma evidentemente il dubbio è bastato al giudice Clò per andarci giù pesante.