Randagismo: la causa siamo noi

Cani randagi

Quando si sente o si legge la guerra che le istituzioni di molti paesi del mondo, che si vantano di essere civili, fanno ai cani randagi, chi conosce e ama gli amici a 4 zampe prova un senso profondo di disgusto nei confronti degli umani cattivi e ottusi. Chi è proprietario di un cervello, come scriveva nelle lettere al fratello, Beethoven, il famoso musicista, non fa fatica a collegare il randagismo alla sua causa: la razza umana che prima prende gli animali domestici come fossero giocattoli, poi si stufa e li abbandona.

Le povere bestiole o soccombono o si organizzano in branchi come la natura ha insegnato loro e lottano per sopravvivere. Ma purtroppo i randagi non hanno un loro habitat, millenni di evoluzione li ha condannati ad essere legati doppio filo con il proprio carnefice: l’uomo (anche se fortunatamente non manca chi combatte per il loro diritto alla vita).

E così i randagi “infestano” le città alla ricerca di cibo nei cassonetti o aiutati dalle brave persone (le vere appartenenti di diritto e per merito alla razza umana con la U maiuscola) che si prodigano per loro.

cani randagi

Ma ecco spuntare le istituzioni che come una mannaia ordinano lo sterminio perché deturpano il paesaggio, provocano incidenti e aggrediscono “le sacre persone umane” che sono tali solo se azzannate da un animale che fa il suo mestiere, ma non certo se vittime di un loro simile, al quale vengono spesso date tutte le attenuanti del caso. All’animale no! Non si danno, anzi si chiede la soppressione, l’abbattimento e scoppiano discussioni a non finire.

In teoria, i più colpevoli di un reato dovrebbero essere gli esseri più coscienti e capaci di distinguere il bene dal male, ossia gli umani, ed invece oggi si pretende che siano gli animali a fare questa distinzione e non l’uomo al quale si danno tutte le scuse possibili ed immaginabili.

Poi se il luogo “infestato” dai randagi è oggetto di qualche manifestazione o evento sportivo, allora in questo caso le istituzioni tirano fuori tutte le loro mannaie. Non possono di fronte al mondo far vedere che sono pieni di cani randagi: che figura farebbero? Anche se non si capisce se li eliminano per fare vedere quanto sono bravi a tenere pulita una città o se si vergognano visto che il randagismo è colpa comunque dell’uomo.

Ci sarebbe da domandarsi cosa dovrebbero fare gli animali domestici abbandonati? Suicidarsi? Per fare un favore agli umani? Piacerebbe tanto alle istituzioni questa soluzione ma non è possibile: sono gli umani che si suicidano, gli animali combattono invece fino all’estremo per sopravvivere. Rarissimi sono i casi di suicidio tra gli animali.

Pertanto quando vedete un randagio e fate gli indifferenti, ricordatevi che dietro una creatura abbandonata c’è un vostro simile che, dall’alto della superiorità della razza a cui appartiene, non ha saputo mantenere il suo impegno nei confronti di un altro essere vivente, scivolando nella scala della coscienza al di sotto del regno vegetale e voi che ignorate e voltate la faccia, non pensate di essere da meno.

State attenti perché più i randagi hanno fame, più aggrediscono e la vostra indifferenza o ignoranza potrebbe avere la peggio. Perché loro, il loro mestiere lo sanno fare: noi no.