
La Grandezza e progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali. (Gandhi).
Ne consegue che il nostro paese non è né grande né in progresso morale. A differenza di altri paesi dove le pene per chi maltratta gli animali sono molto dure. Basti pensare alle leggi statunitensi in proposito e non è che è un paese tenero con gli animali, ma se non altro nemmeno con i loro aguzzini. Ce lo dimostra il premier Matteo Renzi, che vuole sgravare i giudici e i magistrati dal carico di lavoro che hanno. Pertanto ha deciso di avviare una riforma per depenalizzare i cosiddetti reati lievi. Gli artefici di questa pensata sono: il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando e il Ministro dell’Economia e delle Finanze Pietro, Carlo Padoan.
Il Decreto legislativo di attuazione della Legge delega 67/2014 varato in Consiglio dei Ministri, il 3 dicembre 2014 andrà (al momento è ancora una bozza) ad incidere sulle condotte di «particolare tenuità». L’archiviazione per tenuità del reato scatterà per tutti i reati punibili con una pena detentiva non superiore nel massimo a 5 anni o con una sanzione pecuniaria, prevista da sola o in aggiunta al carcere.
La lista dei reati che verranno depenalizzati è lunghissima e raccapricciante: si va dalla truffa, abbandono di minori o di incapaci, omissione di soccorso, abusivo esercizio di una professione, appropriazione indebita, stalking, violenza domestica, l’istigazione a delinquere, l’evasione, l’omicidio colposo, il furto, vilipendi vari (tombe, cadaveri). La lista come è detto è lunghissima, potete cercarla su internet.
In questa lunga lista compaiono anche i reati contro gli animali e quindi: uccisione di animali, uccisione e danneggiamento di animali altrui. Con questo provvedimento, il governo in carica, presieduto cancella in un colpo tutti i risultati ottenuti per la difesa degli animali domestici, oltre a colpire anche i cittadini vittime dei cosiddetti reati lievi.
Ma gli animali domestici sono quelli che ai sensi di questo decreto hanno la peggio. Vediamo perché: lo schema approvato prevede infatti che, prima procedere con l’archiviazione del reato, il Pubblico Ministero, ascolti indagato e la parte lesa. Le parti lese potrebbero avere un risarcimento e gli autori essere soggetti ad arresti domiciliari, a meno non arrivi in loro soccorso la prescrizione.
Nel caso quindi siano gli animali le vittime non potranno contestare la ritenuta tenuità del fatto. Si crea così una situazione di sbilanciamento del giudizio a favore dell’indagato, se non è una condotta abituale.
La depenalizzazione riguarderebbe infatti l’art. 544-bis del Codice penale che prevede che “chiunque per crudeltà o senza necessità cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da 3 a 18 mesi”, a cui segue il 544-ter nel quale viene indicato che “chiunque… cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche, sia punito con la reclusione da 3 mesi a un anno e con la multa da 3000 e 15000 euro. La stessa pena si applica a chi somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero lo sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se ne deriva la morte dell’animale”.
Le associazioni ambientaliste si sono già attivate per contestare questo provvedimento. Il 15 dicembre 2014, la deputata FI, Michela Vittoria Brambilla, presidentessa della Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente ha presentato, insieme all’oncologo Umberto Veronesi, un manifesto con la richiesta di fare aggiornare al Parlamento la Carta costituzionale al fine di includervi la tutela dell’ambiente e degli animali tra i principi fondamentali della Costituzione.
Sono già partite le petizioni: per trovarle è sufficiente andare su google e scrivere petizione depenalizzazione reati contro gli animali, vi saranno una sfilza di risultati.
I difensori della legge sostengono che si tratta di reati depenalizzati nel momento in cui non sono abituali e che si potrebbe sostituire la pena con una bella multa, peccato che le multe rientrano nelle pene previste dal codice e quindi se si depenalizza il reato si depenalizza non solo in la detenzione, ma anche la sanzione pecuniaria.
E’ anche vero che per i reati sotto i 5 anni di pena l’Italia non punisce in quanto entrano spesso in gioco cavilli e cavalletti fino ad arrivare alla prescrizione. Quindi cosa cambia? Assolutamente niente, viene solo legalizzato uno status quo italiano e i magistrati si trovano sgravati dal loro mastodontico lavoro.
Peccato che il nostro governo non colga che un Padrone amorevole (con P maiuscola) potrebbe dare di matto di fronte a qualcuno che gli tocca il proprio peloso, soprattutto sapendo che non può più contare ufficialmente sulla giustizia. Ci auguriamo che il valente legislatore italiano prenda in considerazione le osservazioni delle associazioni ambientaliste e aggiusti il tiro in modo che l’Italia non diventi un far west.