Senza neanche provare a nascondere la commozione e l’orrore, tentiamo di raccontare una raccapricciante storia che giunge da Treviso. Anche in questo caso, la vittima è un povero cane innocente, e il carnefice è un uomo senza cuore.
Furia cieca e immotivata
Ci troviamo in provincia di Treviso, a Vazzola. Pochi giorni fa un cagnolino ci ha rimesso la vita, per mano di un cacciatore feroce e armato della sua stessa rabbia. Una mattina qualsiasi, Maria e Massimo aspettano ospiti nella loro casa di campagna. Rocky, il loro cagnolino, si aggira tranquillo per il giardino senza dare fastidio a nessuno. All’arrivo dei loro amici, la coppia apre il cancello per farli entrare e inavvertitamente esce Rocky. Niente di grave, il cagnolino è tranquillo e da casa non si allontana mai.
Massimo e Maria non si impensieriscono, rientrano in casa lasciando un pezzetto di cancello aperto per quando il cagnolino vorrà rientrare. Ad attirarli di nuovo fuori sono i pianti strazianti di Rocky, il loro piccolo e amato meticcetto. La scena che si trovano di fronte quando escono è allo stesso tempo surreale e terrificante : un uomo sta massacrando di botte il povero animale, e non ha nessuna intenzione di smettere.
Ucciso a calci e colpi di fucile
Maria rimane senza fiato davanti a tanta crudeltà. L’uomo sta picchiando selvaggiamente il suo cane, colpendolo con il calcio del fucile e prendendolo a calci. I guaiti sono sempre più deboli e rassegnati, Maria piange disperata e chiede all’uomo di smettere. Per tutta risposta il feroce carnefice, palesemente vestito da cacciatore, si volta e le punta il fucile contro, intimandole di rientrare in casa. Lei non si muove, fotografa l’uomo che continua a infierire su Rocky e chiama i Carabinieri. Probabilmente risvegliato dalla telefonata, l’uomo all’improvviso si volta e si allontana, seguendo un sentiero. Rocky rimane lì, a terra e quasi privo di vita. Maria e Massimo lo portano immediatamente nell’ambulatorio veterinario di Conegliano, dove il dottor Schivenin è pronto a occuparsi di lui. Le ferite, racconta il medico, erano terrificanti e non lasciavano scampo.
Una grossa lacerazione apriva la groppa di Rocky, che al momento del ricovero era irrimediabilmente sotto shock e tachicardico. Un ematoma immenso copriva tutta la parte destra dell’addome, e sarebbe stato necessario un immediato intervento chirurgico. Purtroppo Rocky in sala operatoria non c’è mai arrivato, ed è morto 24 ore dopo il ricovero in seguito alle ferite riportate. In tutta questa storia orribile, l’unica cosa positiva è che, in base alle foto scattate da Maria e alla testimonianza di due compagni di caccia, l’uomo pare sia stato identificato. Al momento della denuncia, l’accusa era di grave maltrattamento ai danni di un animale; in seguito alla morte del povero Rocky, ci sarà l’aggravante dell’uccisione.
L’Enpa si è subito costituita parte civile, ed è pronta a sostenere Maria e Massimo in questo percorso. La speranza è che non ci sia spazio per un patteggiamento, e che si arrivi dritti in tribunale. Nessuna pena restituirà la vita a Rocky, piccolo e dolcissimo meticcio color miele, ma c’è bisogno di un forte segnale. Una simile violenza non può in nessun modo essere tollerata, e purtroppo non parliamo di un caso isolato. Seguiremo attentamente questa vicenda, fin quando non ci saremo assicurati che un assassino venga punito nel modo che merita.