Roma – Impicca il cane in un parco, era «ingestibile e pericoloso»

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Terribile la scena che si è ritrovato davanti un agente della Polizia della Capitale. Nonostante gli sforzi, non ha potuto salvare il cane che ha visto uccidere, con una crudeltà rara e inaudita. Ora l’Oipa interviene, e si va a processo.

Troppo tardi per salvarlo

Siamo nel Parco dell’Aniene, a Casal de’ Pazzi, Roma. Un poliziotto aveva appena smontato dal suo turno nel carcere di Rebibbia, a due passi dal parco. Girava con il suo cane al guinzaglio, per una passeggiata rilassante. Quando da lontano ha visto un uomo vicino a un albero, che tirava forte una corda. In un primo momento non ha capito bene cosa stesse accadendo, e quando se n’è reso conto era troppo tardi. Da un cappio a sei metri di altezza, ciondolava, oramai senza vita, un cane. Impiccato senza pietà, perché, pare, il giorno prima aveva morso alla sua padrona, e non era più gestibile.

Il poliziotto ha iniziato a correre verso l’uomo che ancora stava tirando la corda, gridava di fermarsi, mostrando il tesserino gridava di smetterla. Ma quando è arrivato più vicino ha capito che il cane era morto, ed è rimasto paralizzato per un attimo, scioccato da quello che aveva appena visto.

Voleva fare a pezzi il cadavere

Prima di scappare, l’uomo che stava impiccando il cane ha detto, rivolto al poliziotto attonito, che era stato costretto a farlo, perché il cane era diventato troppo pericoloso. Poi è fuggito via, e a quel punto il poliziotto si è reso conto che in mano aveva una sega. Probabilmente il piano era di fare a pezzi il cadavere e disfarsene, ma almeno questo al povero animale è stato risparmiato. L’uomo in fuga si è diretto verso una macchina posteggiata a bordo strada, sulla quale lo aspettavano due donne, entrambe ucraine, di 63 e 54 anni. Prima che l’auto si allontanasse il poliziotto è riuscito ad annotare la targa; dalla quale si è poi riusciti a risalire a una terza donna residente a Tivoli.

Subito interrogata, la donna ha dichiarato di aver prestato la macchina al fuggitivo, ma non è stato dimostrato nessun collegamento. Alla fine l’uomo, un sessantaseienne, è stato trovato e messo in stato di fermo. Durante una perquisizione in casa è stata ritrovata la sega. Durante un interrogatorio l’uomo ha raccontato che il cane, un meticcio trovato in strada otto anni prima, era diventato ingestibile e per questo era stato costretto a ucciderlo. Le accuse sono già state formulate, si tratta di uccisione di animale, minacce a pubblico ufficiale e resistenza all’arresto.

L’Oipa si è chiaramente costituita parte civile e, mentre la salma è stata trasportata al canile della Muratella, ci si avvicina a un processo. La pena prevista per chi uccide un animale senza nessun motivo va da quattro mesi a due anni di carcere, troppo poco secondo l’Oipa che, con la voce del Presidente Massimo Comparotto, dichiara una volta di più di voler continuare a battersi perché le pene vengano inasprite e rispettate, senza mezzi termini.