Il processo di domesticazione del cane: dal lupo selvatico ad oggi

cani e lupi

Agli scienziati non è ancora del tutto chiaro come e quando sia avvenuta la domesticazione del cane. Si tratta di un’amicizia millenaria tra cane e uomo che si perde nella notte dei tempi. Quando si parla di questa amicizia la comunità scientifica è decisamente divisa… Scopriamo il processo di domesticazione dal lupo selvatico ai cani osservando diversi studi scientifici..

Il processo di domesticazione del cane

Per molti anni si è creduto che i cani fossero entrati nella vita dell’uomo quando i nostri avi decisero di portare cuccioli di lupo nei loro accampamenti. Si tratterebbe quindi di una metamorfosi graduale. Questa ipotesi, formulata nel 1907, si deve al britannico Francis Galton, tuttavia secondo gli scienziati di oggi, questa teoria non avrebbe tenuto conto del fatto, che la domesticazione del cane è un processo che richiede centinaia di anni. Pertanto, nonostante le cure prestate ai cuccioli di lupo, quest’ultimi sarebbero poi ritornati nel loro ambiente in quanto il richiamo all’habitat naturale non si potrebbe mai e poi mai ridurre in una singola generazione.

Proprio su queste considerazioni, gli esperti di oggi sembrano propendere per l’ipotesi dell’auto-domesticazione. I primi uomini lasciavano carcasse di ossa di animali a limitare i loro accampamenti. Doveva essere un bottino che faceva gola ai lupi e spingere i più audaci ad avvicinarsi all’uomo. Si ritiene che questi lupi selvatici, ben nutriti dall’uomo generarono dei cuccioli a cui trasmisero i vantaggi nell’avvicinarsi all’uomo. Quando questi lupi iniziarono poi a mangiare dalla mano dell’uomo, iniziò la c.d. domesticazione attiva. In seguito, i lupi vennero integrati negli insediamenti umani come compagni di caccia, pastori e guardiani.

Cosa dice la scienza riguardo i cani e i lupi

Uno studio dell’Università scozzese di Aberdeen ha comparato centinaia di antichi scheletri di cani e lupi, mostrando come nelle ossa ritrovate, sia avvenuta la domesticazione del cane. Ad esempio, l’appiattimento delle punte delle vertebre dorsali suggerirebbe che questi animali portassero dei carichi sul loro dorso; la mancanza di coppie di molari nella mascella inferiore invece dimostrerebbe l’uso di briglie e quindi compiti di traino. Secondo poi uno studio giapponese i cani usarono un arma potentissima per far breccia nel cuore dell’umano: l’ossitocina.

Secondo Takefumi Kikusui, etologo dell’Università di Azabu a Sagamihara (Giappone), i cani sarebbero riusciti ad applicare il meccanismo tipico mediante il quale si genera il rapporto tra madri e figli: quello per cui, fissandosi negli occhi, si stimola la reciproca produzione di ossitocina, un ormone che rafforza appunto la fiducia e permette di capirsi anche in assenza di una comunicazione verbale. La domesticazione del cane è una storia complessa, ancora ricca di misteri ma una cosa è sicura: ha permesso all’uomo di sopravvivere; se siamo qui è anche merito loro, cerchiamo di ricordarcelo!