Cossano Belbo, denunciata allevatrice truffaldina

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Un’allevatrice tuttofare. Allevava cani meticci e li vendeva spacciandoli come puri, occupandosi perfino di curarli e prescrivere terapie. Eppure non stiamo parlando di una veterinaria. Parliamo di un allevamento nel Nord Italia che vendeva per Beagle cani che in realtà risultano essere meticci.

Curati con amore..ma senza laurea!

Siamo in provincia di Asti, e raccontiamo la storia di un’allevatrice che, pur non maltrattando i suoi ospiti, e di questi tempi già sembra un miracolo; aveva comunque un traffico illecito di cani e si fingeva veterinaria. A scoprire il grande bluff è la polizia forestale di Nizza Monferrato che, incuriosita da libretti sanitari poco ortodossi; avvia un’indagine sui cani del luogo, arrivando fino alla provincia di Cuneo, in Lombardia, in Veneto e perfino in Toscana. Andando a ritroso con gli eventi, gli inquirenti sono riusciti a risalire ad un allevamento che si trova a Cossano Belbo; allevamento in cui qualcosa non quadrava.

Le condizioni dei cani erano buone, e questo già ci tranquillizza; ma l’allevamento prevedeva uno smercio di cani non perfettamente legale. Inoltre, fatto ancora più grave, sui libretti sanitari dei cani usciti dall’allevamento comparivano vaccinazioni fatte, prescrizioni di terapie da fare e già effettuate, ma neanche una era firmata da un veterinario. L’allevatrice in questione, pur non avendo nessun titolo di studio inerente l’argomento, si occupava anche della salute dei cani, sostituendosi ad un medico veterinario.

Una multa salata

Si tratterebbe di ben 25 cani venduti come Beagle, con tanto di tesserino che definiva i cani come esemplari di razza pura ma senza pedigree. La legge parla chiaro, un cane non munito di pedigree non può essere venduto per nessun motivo come puro, ma deve essere identificato come meticcio o incrocio. Questo scherzetto alla signora astigiana è costato una multa di oltre 10.000 euro.

Per quanto riguarda le prescrizioni e le vaccinazioni irregolari, naturalmente è già stata avviata un’indagine a cura degli inquirenti, che stabilirà le responsabilità dell’allevatrice. Sarà verosimilmente poi il tribunale a decidere quale sarà la pena da pagare per quello che è, sotto tutti i punti di vista, un reato. Non ci sarà invece nessuna accusa di maltrattamento ai danni di animali poiché le condizioni degli ospiti dell’allevamento sono risultate buone e rispettose delle regole igienico-sanitarie.