La Guardia Forestale di Stato di Bari (Puglia) è intervenuta nel comune di Grumo Appula (Ba) per verificare un presunto maltrattamento di animali segnalato durante la famosa trasmissione Striscia la Notizia. Giunti sul posto, gli agenti della forestale hanno rinvenuto undici cani, una cinquantina circa di volatili (quaglie, gazze e colombi), in pessime condizioni igienico – sanitarie. Gli animali vivevano tra cumuli di rifiuti di ogni genere.
Gli undici cani, di cui sei sprovvisti di microchip, erano legati a catene cortissime o chiusi in piccolissimi recinti e senza cucce idonee. Non disponevano nemmeno dell’acqua: quella che c’era era putrida e verdognola. Fatiscente poi la voliera che conteneva i volatili ammassati gli uni sugli altri: priva di luce e piena di escrementi.
Ora il proprietario dovrà rispondere dell’accusa di maltrattamento animali, detenzione di animali incompatibili con la loro natura, furto venatorio, e omissione della comunicazione all’Anagrafe canina della detenzione dei cani.
Riguardo i reati in questione merita segnalare la recente sentenza della Cassazione, Sez. III, 27 marzo 2014 (dep. 24.9.2014), n. 39159 nella quale è stata affrontata la questione se la detenzione di animali in spazi inadeguati debba riferirsi al reato sancito dall’art. 544 ter c.p. o alla contravvenzione (art. 727 c.p.). La risposta della cassazione è stata la seguente: collocare animali in ambienti inadatti alla loro naturale esistenza, inadeguati dal punto di vista delle dimensioni, della salubrità e delle condizioni tecniche integra la “sottoposizione a comportamenti insopportabili per le caratteristiche etologiche dell’animale” punita dall’art. 544 ter c.p. in quanto forma di maltrattamento di animali.