Uccide il cane dei vicini con una carabina perché abbaiava

snoopy livorno

Livorno – Quartiere Corea. Un uomo spara dalla finestra e uccide il cane dei vicini: Snoopy un meticcio di sette anni. La denuncia via internet parte da Facebook: la padrona disperata cercava testimoni dell’accaduto.

Il fatto è successo la mattina presto, il cane era sul terrazzo quando sarebbe stato colpito da un colpo di carabina. Come poi rilevato dal veterinario,  il proiettile avrebbe reciso la aorta. Snoopy quando è stato colpito era affacciato sul terrazzo che aspettava il rientro del suo padrone.

Ad una settimana dall’accaduto si scopre il responsabile, che confessa, dichiarandosi sconvolto per il senso di colpa. Racconta di aver sparato per far smettere il cane che abbaiava, perché non riusciva a dormire ed era appena tornato a casa dal turno di notte.

Si tratta di un livornese di 37 anni che lavora al porto e abita a poca distanza dai padroni di Snoopy.

Ha affermato di aver mirato al terrazzo e non pensava di averlo colpito. La carabina era poi un’arma giocattolo con la quale sparava ai topi senza che questi ne risentissero.

Ora però ha paura ha spiegato al pubblico ministero Gianfranco Petralia, «per le conseguenze che potrebbero capitargli». In molti, infatti, soprattutto su Facebook hanno invocato il linciaggio e la pubblica gogna per il responsabile della morte del cane.

Intanto su Facebook nasce il gruppo: Giustizia per Snoopy.

I padroni, sempre sul social scrivono:

«Corea una volta era un’oasi di pace: tutti si volevamo bene, oggi è diventato il Bronx. C’è persino qualcuno che si “diverte” a sparare dalle finestre sugli animali del quartiere. Come si fa ad uccidere un cane con questo sguardo. Tu vigliacco assassino mi hai tolto la vita, ma per te non ci sarà scampo, te lo giuro. Prima o poi pagherai la morte di questo “figlio” mio, il mio adorato Snoopy».

Adesso spetta agli inquirenti accertare se si sia trattato di un incidente come giura il 37enne che ha sparato, o era invece tutto premeditato come sospettano i proprietari.

Ma perché questi comportamenti disumani nei confronti degli animali scatenano il branco virtuale che si nasconde sui social pronto a radunarsi a seconda degli eventi e dell’indignazione e pronto a chiedere il linciaggio del responsabile, offendere e augurare il peggio del peggio?

Spesso in mezzo ai commenti più trucidi c’è sempre qualcuno che ricorda che non si augura la morte a nessuno, ma il branco virtuale lo isola e se “lo sbrana” al punto da suscitare paura da parte del responsabile del gesto.

Perché lo stesso sentimento di indignazione non viene rivolto con lo stesso pathos verso le tragedie umane? Perché con la stessa enfasi non si chiede giustizia per queste ultime? Qualcuno ha chiesto la stessa enfasi per chiedere giustizia per il Moby.

La risposta sembra complessa ma è così. Dietro questa indignazione si nasconde l’impotenza. Tutti gli “ambientalisti” o quelli che amano gli animali che si celano dietro il pc, molti dei quali hanno un animale domestico, sanno che se fosse toccato a loro, se ne sarebbero dovuti fare una ragione in quanto la giustizia nei confronti del maltrattamento degli animali prevede pene al di sotto del minimo sindacale per andare in galera, e multe ridicole.

Pertanto il signore che ha sparato non ha paura della giustizia (sei mesi di reclusione, anzi di arresti domiciliari se li fa e un ammenda di 2000 euro se la paga) ma teme molto di più il branco virtuale di internet assetato di sangue esca fuori dal pc, e come per la primavera araba, la protesta virtuale si trasformi in minacce reali.

Ciò non succede per le tragedie umane, ma per quelle c’è una giustizia che se funzionasse sarebbe più che sufficiente, per gli animali domestici invece non è ancora finita l’epoca del “è solo un cane”.