Milano, un ragazzo di 21 anni cerca di usare violenza sessuale nei confronti di una trentasettenne che, come tutte le mattine, portava a spasso il cane. Il ragazzo, un cingalese, poi arrestato, ha aggredito la donna nel parco di Lambro, stringendola al collo con un braccio e cominciando a toccarla. A quel punto il suo cocker ha cominciato a mordere e graffiare il molestatore. Anche la donna ha reagito, mordendo all’avambraccio e mettendolo in fuga.
La polizia ha rinvenuto il ragazzo, originario dello Sri Lanka, scalzo e con un arrossamento all’avambraccio dovuto al morso e graffi causati dal cane. L’aggressore, residente in via Padova, è risultato incensurato e sebbene con regolare permesso di soggiorno, risulta nulla facente.
Non è la prima, né sarà l’ultima storia che un cane salva la vita al suo padrone. Di esempi se ne possono fare a bizzeffe ma quello che qui interessa mettere in evidenza è perché lo fa? Cosa scatta nel cane quando il padrone è in pericolo? Come fa a distinguere un’aggressione finta da una vera o per gioco?
Il cane trattato come membro della famiglia che conosce il suo branco e le reazioni del singolo non fa fatica a capire quando qualcuno è in pericolo e non avrà bisogno di addestramento per partire in difesa del padrone.
Diverso sarà il caso del cane tenuto in giardino con pochissimi contatti con la famiglia umana. In questo caso non fatevi illusioni, difenderà il suo territorio (ossia il giardino) non voi, in quanto, a seguito degli scarsi contatti, per lui rappresentate solo il servizio di catering.
Il rapporto con il proprio cane si costruisce tutti i giorni, occupandosene, portandolo a spasso e rendendolo partecipe, non trasformandolo in un nanetto da giardino vivente.