Spesso si parla di maltrattamenti ai danni degli animali, e ci si lamenta di come vengano sottovalutati o spesso addirittura ignorati. Ed è proprio così, basta pensare per un attimo al tipo di vita cui sono sottoposti i cani da corsa, spesso anche illegalmente.
I casi del 2018
Siamo all’ennesimo caso, un Levriero è risultato positivo al test della cocaina. Siamo in Gran Bretagna, e Sniffing Out è un cane Levriero, la cui vita è interamente dedicata alle corse. Al termine di una delle sue tante gare sono stati fatti dei controlli, in cui è stato appurato, dicevamo, che il cane aveva assunto cocaina. Niente di nuovo in realtà, solo un mese fa c’era stato un altro caso allo stadio Crayford, Londra.
Il Greyhound Board of Great Britain aveva punito con una multa da 500 sterline l’allevatore proprietario del Levriero, che secondo le analisi fatte assumeva verosimilmente dosi di cocaina già da diversi giorni. E ancora in Scozia un caso analogo allo stadio Shawfield, ma questa volta erano due i cani da corsa. In quel caso l’addestratore aveva dovuto pagare 1.500 sterline e si era visto sospesa la licenza per dodici mesi. Questo è il risultato dei primi mesi di quest’anno, mentre nel 2018 erano già stati evidenziati almeno tre casi simili.
Facciamo chiarezza con i numeri
Purtroppo sono notizie che conosciamo già, anche se si tende a parlarne un po’ troppo poco. Pensate che nel 2017 erano stati 15.500 i cani sottoposti a severi controlli prima e dopo le corse. Pur avendo seguito la storia da vicino, risulta difficile capire cosa possa essere successo alle centinaia di esemplari morti di botto; o ai moltissimi cani sottoposti a eutanasia perché non giudicati più idonei alle corse. Ci sarebbe da chiedersi se a quei poveri cani già morti qualche controllo sia stato fatto. La risposta la conosciamo già. Nello stesso anno erano stati ben 56 i Levrieri stroncati direttamente sulla pista, ma allora come mai in Inghilterra le corse sono perfettamente legali. In realtà c’è poco da chiedere, basta dare un’occhiata ai dati sulle scommesse che ne derivano.
In Italia la situazione è un po’ differente per fortuna; non c’è una legge che proibisce le corse dei cani semplicemente perché non se ne fanno, almeno non a scopo di lucro. Questo almeno dalla chiusura dell’ultimo cinodromo rimasto, quello di Roma. Sono tollerate le corse amatoriali regolamentate dall’ENCI, che chiaramente vietano le scommesse. Insomma alla fine del discorso, il risultato qual è? Che in Inghilterra ogni anno muoiono più di cinquanta esemplari senza motivo apparente, migliaia di cani vengono controllati e un certo numero di allevatori viene sospeso e/o multato. Eppure non basta a fermare un business che evidentemente porta dei numeri allarmanti, per cui la vita di un cane e la sua libertà valgono meno di zero.