Per tutto il male che ricevono, a volte i cani vengono ripagati. In qualche modo si ritrovano sulla strada di qualcuno che li ama davvero, e che a loro dedica tutta la sua vita. Questa è la storia semplice di una persona umile, e dei suoi duecento cani.
Da sposa bambina a signora dei cani
A Nuova Delhi vive una donna, il suo nome è Pratima Davi. Pratima è una persona incredibilmente povera, eppure dedica la sua vita ad aiutare i cani. Conosce la sofferenza, la fame più nera, il senso di più totale abbandono. Forse è per questo che, negli anni, ha scoperto una simbiosi perfetta con i cani randagi, lontani anni luce dai loro fratelli privilegiati; un po’ come Pratima, ghettizzata e sola dopo una vita durissima. Pratima è stata una sposa bambina, che a sette anni è stata data in moglie ad un uomo adulto e violento che si ubriacava e la picchiava continuamente. I suoi suoceri la costringevano a lavorare per mantenere tutta la sua famiglia, e il suo primo figlio lo ha avuto a soli a 14 anni.
Solamente parecchi anni dopo Pratima ha avuto il coraggio di lasciare la sua famiglia, e trasferirsi con suo figlio a Nuova Delhi. Lì trova lavoro come domestica, e per incrementare i guadagni apre una bancarella che vende tè. Qui, sulla strada, Pratima fa il suo incontro con i cani randagi, scorge nei loro occhi una sofferenza che conosce bene, e sceglie di aiutarli. Non cambierà idea nel corso degli anni, neanche quando le avversità della vita la ridurranno di nuovo alla fame nera.
La seconda vita di Pratima
Il figlio di Pratima vive in un villaggio lì vicino, e vorrebbe che la mamma lo raggiungesse, per poter vivere in maniera più decorosa. Ma Pratima nel frattempo ha racimolato duecento cani, che oramai sono suoi e che cura personalmente. Ogni giorno ne sfama circa quattrocento, fra i suoi e i randagi. Ad aiutarla c’è Vivek, un ragazzo che ama i cani quanto lei. Pratima e il suo tè riscuotono un discreto successo, e lei ogni giorno riesce a comprare riso, carne e latte per assicurare tre pasti al giorno ai suoi cani. Alcune persone la invidiano, poiché la sua fama la precede ovunque a Nuova Delhi, e qualcuno ha perfino cercato di ucciderla, ma lei non si è fermata. Poi un giorno la sfortuna, o la cattiveria. Qualcuno rade al suolo la sua baracca, e Pratima ricade nella fame più nera insieme ai suoi innumerevoli cani.
Per quattro giorni nessuno di loro mangia niente, Pratima non ha più di che sfamare nemmeno sè stessa. Poi Pratima si rialza, ancora una volta con le sue gambe. Inizia a rovistare nella spazzatura per sfamare i suoi animali, la sua missione più grande. Ad oggi è poverissima, ma ce l’ha fatta in qualche modo; continua a vendere tè, e riesce a far mangiare tutti i cani che ha intorno. Si rifiuta di andare dal figlio, dove avrebbe una vita migliore, perché l’unica cosa che la rende felice è occuparsi dei suoi cani, e lo fa con tutta sé stessa. Si preoccupa di quando non ci sarà più, teme che nessun’altro continuerà la sua missione, ma non si arrende. E il modo in cui tutti i suoi cani le stanno vicino, va evidentemente oltre il pasto che fornisce loro. Si tratta di amore, di riconoscenza, di rispetto. Tutto quello che Pratima non ha potuto trovare nella sua famiglia.